Avete presente quando parlate con qualcuno delle vostre intenzioni, di cosa vi piacerebbe fare in ambito lavorativo, oppure per hobby, e quel qualcuno distrugge il vostro buon proposito nell’arco di un nano secondo, facendovi pentire seduta stante di aver condiviso un frammento del vostro cuore e della vostra interiorità con un’essere dotato (per lo meno apparentemente) di poca sensibilità? Magari avevate provato il desiderio di parlarne proprio con quella persona perché siete a conoscenza del fatto che lei stessa svolge il mestiere che tanto vi piacerebbe fare, e quindi credevate che condividendo con lei l’interesse in comune avreste ricevuto supporto, sostegno, incoraggiamento, consigli, anche raccomandazioni, oppure sapete che il soggetto in questione è un/a veterano/a dell’ambiente a cui la vostra curiosità è rivolta, pertanto vorreste solo fargli sapere che siete intenzionati ad intraprendere lo stesso percorso e, di tutta risposta, anziché dialogare con persone propositive, felici del fatto che qualcuno le abbia interpellate, che anche altri desiderino fare ciò che fanno loro ed essere solidali, vi scontrate invece con un muro di pietra insormontabile, innalzato proprio in quel momento davanti a voi in seguito al vostro esservi esposti? Senza neanche rendervene conto vi ritrovate a dover affrontare una valanga infinita di “lascia stare è un casino”, “fai altro, non perdere tempo”, “è difficile entrare nell’ambito”, “è un percorso lungo, dispendioso, non ne vale la pena”, “ci vogliono anni”, “guarda, meglio fare qualunque altra cosa piuttosto, io sono demoralizzato/a”, “io sono precario da una vita”, “non c’è sicurezza”.
Ecco, questo è per me il malessere dei malesseri. Signore e signori diamo il benvenuto a mister Cinismo, un modo di pensare che trasforma le persone in esseri indifferenti, sprezzanti, esasperatamente sarcastici, insensibili e privi di scrupoli. Insomma, esseri umani con cui confrontarsi e provare ad avere una conversazione profonda non dev’essere particolarmente piacevole.
Eppure chiunque decida di aprirsi a qualcuno, che siano amici, parenti, amici di amici, conoscenti, sconosciuti, in risposta non riceve altro che pessimismo dilagante e distruttivo, disfattismo, utile solo ad affossare le buone intenzioni e demotivare. E’ difficile decidere di attivarsi e fare qualcosa quando si respira solo incertezza, instabilità, e coloro con cui si pensa di avere un forte legame non risultano essere di supporto alcuno.
Cadrei anche io nella spirale narcisistica del cinismo se pensassi e scrivessi che il motivo che spinge queste persone a dire ciò che dicono (o a scrivere ciò che scrivono, principalmente sui social), rischiando di ferire chi hanno davanti a loro o che leggono i loro commenti, lo fanno perché hanno un qualche secondo fine o tornaconto personale. Non credo infatti che la motivazione trainante sia questa, o per lo meno non per tutti.
Sebbene il cinismo affondi le proprie radici nella filosofia antica, ad oggi è divenuta una corrente ideologica rappresentativa di chi si sente rassegnato, frustrato ed avvilito. La disillusione ed il disincanto diventano armi con cui difendersi dal mondo esterno, percepito come estremamente caotico ed imprevedibile.
Esistono vari tipi di cinici: vi sono coloro che manipolano a proprio vantaggio, isolando e sfruttando gli altri, oppure vi sono coloro che svalutano gli altri parlandone male, malissimo, distruggendone l’ immagine e trasformandoli in nemici, neanche da combattere ma da annientare completamente. Vi sono poi cinici, a mio parere i peggiori in assoluto, che sfruttano le loro posizioni di vantaggio a discapito degli altri. Magari sono in possesso di informazioni ritenute da loro preziose, vitali, che potrebbero condividere ma non si sognano di farlo, in quanto diffonderle potrebbe far diventare gli altri loro concorrenti e il mondo intorno è troppo precario per farsi autogol diffondendo nozioni così, ai loro occhi, inestimabili. Per molti essere cinici è una difesa utile a preservare il proprio senso del sé, la propria identità, il proprio status. Purtroppo il cinismo si apprende, pertanto i carnefici sono allo stesso tempo vittime di se stesse e di altri cinici da loro incontrati.
Eppure ritengo che possa esserci un’antidoto d’amore efficace per salvaguardarsi dal love bombing esercitato da un qualunque signor Cinismo possiamo incontrare lungo il nostro cammino: la fiducia in se stessi.

La fiducia in sé permette di ascoltare tutti con sano “distacco”, estrapolando dal discorso ciò che veramente riteniamo essere utile per noi e senza lasciare che l’emotività ed il pessimismo altrui possano influenzare il nostro modo di vedere le cose, il nostro stato d’animo o le nostre decisioni. E’ servita tantissima terapia psicologica per iniziare finalmente a capire che anche io ho voce in capitolo e che non sono solo le opinioni degli altri a contare e ad avere diritto di esistere e di essere considerate. Se gli altri si sentono in un certo modo, o la vedono diversamente da come la vediamo noi, non significa che è necessario adeguarsi al loro modo di vedere e pensare. Solo perché il sentimento degli altri appare essere quello più diffuso e maggioritario non significa che dobbiamo farci fagocitare dalla famosa spirale del silenzio di Elisabeth Noelle-Neumann (schema sulla destra).
Purtroppo non possiamo evitare a chiunque ci circondi di diventare preda del signor Cinismo e di cadere nelle sue fauci, ma possiamo comunque preservare la nostra autenticità. Se desideriamo tanto fare qualcosa e ci crediamo con fermezza ma dall’altra parte non troviamo il supporto sperato, dobbiamo cercare di essere noi i primi supporter di noi stessi. Migliorando il nostro dialogo interiore possiamo migliorare anche quello esteriore, evitando di essere inglobati dalla corrente cinica dei tempi moderni. Possiamo inoltre essere noi i primi a fornire il supporto che tanto vorremmo a chi ci circonda, in modo tale da iniziare a rompere il circolo vizioso di sofferenza. Nel nostro piccolo possiamo cominciare a realizzare dei cambiamenti, quale miglior modo quindi se non partendo da noi stessi?
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